Il 29 e 30 agosto del 1936 la Nazionale di atletica del Giappone affrontò a Torino la squadra azzurra italiana. Fu un avvenimento carico di significati non solo agonistici, ma anche culturali. Ci parla di questi ultimi Marco Martini. Di seguito i primi paragrafi del testo, che potrete leggere interamente qui....I risultati dell'incontro Italia - Giappone sono consultabili nella Sezione "Le Ricerche di Marco Martini - Gli incontri della Nazionale maschile 1925 - 1950".
L’arrivo dei 100 metri: Orazio Mariani vinse nettamente davanti al giapponese Suzuki, cui venne attribuito dai cronometristi l’identico 11 secondi netti dato a Mariani. La foto dice chiaramente che fu una valutazione abbastanza sbagliata. La copertina de “La Domenica Sportiva” fu riservata a Mario Lanzi che dominò gli 800 metri dall'inizio alla fine, vincendo con oltre tre secondi di margine sul giapponese Tomie
«Conosco solo un Paese che conserva la distinzione tra educazione e istruzione, dove la tradizione etica, invariabile, mantiene intatta la sua forza mentre l’istruzione si adatta alle necessità più moderne: il Giappone» (Pierre Lecomte du Noüy, L’avenir de l’esprit, Gallimard, Paris 1941)
L’anno 1867 segna, in Giappone, la fine del regime militare e il ritorno del potere all’imperatore (Restaurazione Meiji). Con questa svolta il Paese, a struttura feudale, si incammina verso la modernizzazione. Si aprono le porte a insegnanti e commercianti occidentali, e alcuni giovani figli del Sol Levante prendono ad andare a studiare all’estero. In questo modo vengono introdotte, accanto a sport tradizionali quali sumo, ju-jitsu (poi sviluppatosi in judo), tiro con l’arco, discipline di stampo europeo. Alcune di queste ultime non riscuotono eccessivo successo, altre invece, come l’atletica leggera, attecchiscono, perché vengono introdotte nei programmi scolastici e universitari (per l’atletica l’inizio ufficiale risale, in questo senso, all’anno 1886 nell’università imperiale di Tokyo, ma si erano già tenute riunioni di atletica all’istituto nautico imperiale (1874), all’istituto agrario di Sapporo (1878) e alla stessa università imperiale di Tokyo nel 1883). Nel 1911 nasce la Federatletica nipponica (JAAA), e il 1912 è l’anno della prima partecipazione giapponese ai Giochi Olimpici. Componente fondamentale di questo nuovo corso e del suo successo è, in opposizione al Buddhismo, l’antica religione dello Shintoismo, che diviene istituzione di Stato. «In Giappone gli ideali nazionali e imperiali sono perfettamente all’unisono con il Shintoismo, e ne traggono motivi di incitamento, esaltazione, entusiasmo, che sono alla base della mirabile ascensione del Giappone moderno che, con le sue vittorie, la sua gloria, la sua potenza, appare come un segno della restaurazione del puro shintō che è in atto» (Raffaele Pettazzoni, La mitologia giapponese, Zanichelli, Bologna 1929, p. 20).
Con siffatta potenza mondiale l’Italia entra in strette relazioni sia politiche sia militari solo dopo l’accordo anti-comunista (Patto Anti-Comintern), già siglato nel dicembre 1936 tra la Germania e il Paese dell’estremo oriente, nel 1937 (l’istituzione dell’asse Roma-Berlino è dell’ottobre 1936, e il Patto Tripartito del 1940). Nel 1937 viene fondata, presso l’ISMEO (Istituto di Studi Medio-Orientali), l’associazione culturale Società degli Amici del Giappone. Tutte date, come si vede, successive al match di atletica, svoltosi a fine agosto 1936 a Torino, che si concretizza, più che per l’imminenza degli avvenimenti sopra ricordati, sullo slancio dei Giochi Olimpici di Berlino, ai quali i rappresentanti del Sol Levante fanno seguire una lunga tournée europea. L’Italia però già guarda con simpatia agli orientali. Ne sono prova la collana Letture orientali inaugurata dalla editrice Sansoni nel 1934, e il libro L’evoluzione del Giappone, autore Yōtarō Sugimura, tradotto e pubblicato dall’ISMEO nel 1936, iniziative entrambe favorite dal filosofo Giovanni Gentile, fondatore e presidente dell’ISMEO stesso. Ma la domanda è: quanti ne conoscono veramente la filosofia di vita e l’approccio mentale all’agonismo? Se si scorrono i resoconti dei giornali dell’epoca sull’avvenimento, ci si trova di fronte a una curiosità culturale assai vicina allo zero, segno evidente che si ignora totalmente la possibilità di concepire qualcosa di diverso dalla realtà sportiva che si conosce. Con i nipponici condividiamo il nazionalismo, ma non sappiamo nulla sul loro mondo interiore.
Questo articolo avrà una versione inglese, che pubblicheremo nei prossimi giorni. During the next days we will post the English version.