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Sapete quante volte ci siamo imbattuti in "casciaball " (dialetto milanese) che cercavano di convincerci che "loro, da giovani, avevavo tirato il peso a..., saltato..., corso...", sparando  tempi e misure che, a quel tempo, sarebbero state perlomeno da primato nazionale. E via cantando, una malattia diffusissima. Ricordiamo due episodi in particolare, che riguardano due giornalisti: uno si inventò di sana pianta un risultato e minacciò querele, denuce, avvocati, poi mai visti, perchè il suo risultato non figurava nelle liste italiane. Un altro, povero meschino, per inseguire le "balle" senili di un bilioso ex atleta, scrisse perfino (su uno dei due quotidiani bresciani) che la performance - piazzamento o risultato che fosse - era stata fatta da questo signore nientepopodimeno che ai Giochi Olimpici di Buenos Aires del...! Come noto a tutti, i famosi Giochi Olimpici di Buenos Aires! Ma se ne potrebbero raccontare a migliaia, e talvolta abbocca anche gente seria. Le famose frottole metropolitane, come si definiscono, pensate a quante ne corrono oggi attraverso l'aria grazie a Internet, ai milioni di siti incontrollabili, ai megalomani che ci scrivono.

Per questo il "Metodo Martini" di scavare, investigare, osservare con il microscopio, selezionare, e sfoltire le favole, rimane l'unico valido. Ed è proprio il nostro vicepresidente che ci propone una bella storia di tanto tempo fa, primi anni del Novecento. Con queste nuove ricerche viene ridimensionata la figura di Ettore Capucci, residente a Edinburgo, ritenuto il nostro miglior velocista di quegli anni. Non resta che leggere la documentatissima ricostruzione fatta da Martini, per rendersi conto che Sor Capucci velocista era ma non cosí veloce come voleva far credere in giro.

Capucci

«Per la storia dell’atletica laziale il più importante tra i "pro" fu però Ettore Capucci. Nato a Roma, emigrò ragazzo in Gran Bretagna, e vi si fermò poi per lavorare come cameriere in un albergo di Edimburgo.» Le prime notizie sulla sua attività professionistica riguardano l’anno 1902. Non alto di statura, tutto nervi, longilineo ma ben strutturato, era a Roma sul finire del 1904. «Al Club Sportivo Virtus si era saputo che era nella Capitale. Qualcuno fra i dirigenti si incaricò di andarlo a cercare, di parlargli e di condurlo in Piazza d’Armi. Fu stabilito ch’egli sarebbe venuto alla sera, e che sul Viale delle Milizie si sarebbe misurato con qualcuno, così, alla meglio. La notizia aveva dilagato. Un gruppo di sportsmen e di curiosi si era addensato in quel luogo. Si spogliò all’aperto, si mise le scarpette a punta, già note a Roma, e suscitò la prima meraviglia quando volle sgranchire le gambe, e partendo da un impeccabile all-four, balzò via agilissimo a grandi falcate… Fu Alberto Mesones che accettò la prova del fuoco. Capucci lo collocò 5 metri avanti, e al colpo di pistola partì come una freccia, tutto raggruppato, con una sincronicità di movimenti impressionante. A 30 metri dalla partenza Mesones era raggiunto e passato in tromba». Per la cronaca, Mesones nella prima metà dell’ottobre 1904, aveva vinto il campionato sociale a punti della Virtus, giungendo 2° sulle 100 yards dietro Giulio Sarrocchi.

Nella foto: la riproduzione della pagina del settimanale "La Stampa Sportiva" con l'articolo di Alberto Mesones sulle "imprese" britanniche di Ettore Capucci

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