Insegnava; scriveva, tanto e bene, articoli per riviste, libri per tramandare la storia dello sport toscano; faceva del bene assistendo chi soffriva e aveva bisogno d'aiuto, non era Papa ma un precursore di Jorge Mario Bergoglio, venuto dalla Pampa argentina, nella concreta applicazione del Vangelo. Neppure suo fratello Alessandro, che pur di mestiere custodisce i Sacramenti e li celebra ogni giorno, aveva il passepartout del suo animo. Collezionava, grande esperto di fumetti, raccolta completa e originale di Tex, ma anche tutti gli altri "classici" delle strisce; una invidiabile raccolta di libri storici e artistici su Firenze, il suo guscio che amava e odiava per la deformazione che subiva giorno dopo giorno. Il nucleo familiare all'Isolotto, rione nato dal progetto INA Casa e inaugurato dal sindaco Giorgio La Pira nel 1954. Aldo era ironico, talvolta sarcastico, al punto da far girare i cabasisi, un "maledetto toscano" per dirla con il signor Curzio. Correva, pedalava durante la settimana, faceva esercizi fisici ogni santa mattina, prima di una colazione come si deve, poi mangiava, anzi si alimentava come diceva lui, come un passerotto. La corsa: per se stesso, non ha mai preso parte ad una camminata a pagamento, non per tirchieria ma per precisa scelta.
Di Aldo Capanni, lui sì, proprio lui, si potrebbero enumerare tanti altri "profili" della personalità e dell' opera. Ci fermiamo sullo sport, che già da solo costituisce un tomo molto voluminoso. Insegnante di educazione fisica, in seguito tecnico di atletica leggera, con una spiccata vocazione allo studio, all'approfondimento, alla divulgazione. Dà vita, con pochi altri, al Centro Studi A.S.S.I. Giglio Rosso di Firenze, ci mette anima e corpo, e anche quattrini, per acquisire libri e riviste da tutto il mondo, per stampare una rivista tecnica, a ciclostile prima a stampa poi...e infine defunta, après moi le déluge. Si butta a capofitto nella storia e nella ricerca. Pubblica opere sportive nuove, complete, con l'aiuto dell'amico Piero Massai, ex atleta, allenatore, responsabile tecnico federale per i giovani, funzionario alla Amministrazione provinciale di Firenze dove c'è una signora Assessore allo sport che conosce il significato del sostantivo "cultura": Elisabetta Del Lungo. Anni di rigorose ricerche alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, in Piazza dei Cavalleggeri, a un soffio d'aria da quel gioiello architettonico che è Santa Croce. Biblioteca che fu una delle mete preferite di Bruno Bonomelli, che finiva sempre a farsi rimbrottare per il suo vocione pavarottiano. Aldo è il motore instancabile di queste ricerche, pur se altri vi partecipano. Atletica, ciclismo, pallacanestro, pallavolo, calcio, il progetto era una storia completa dello sport fiorentino. Poi sconfina anche in altre terre toscane, per analoghe ricerche. Con l'amico Paolo Allegretti mette in cantiere il Museo del Basket, a Lucca, una incompiuta.
Poi, un giorno, passa sulla Autostrada del Sole un rompiscatole, si trovano all' autogrill di Firenze Nord; il subdolo figuro gli parla di un progetto: un gruppo di amici che si dedichino alla storia dell'atletica italiana per proseguire il lavoro di BiBis il quale aveva sempre rifiutato di mettere ordine nelle sue ricerche , e diede in pasto ad una atletica che non lo meritava solamente un paio di libri sulla corsa campestre e, negli anni '40 - sul finire - e '50 - la prima metà - delle chicche statistiche che nessuno, dicesi nessuno, ha neppure eguagliato. "Avremo solamente delusioni e amarezze" fu il tagliente commento, ma sapeva bene quello che diceva. Comunque, in quel momento, nacque l'Archivio Storico dell' Atletica Italiana, che in seguito si chiamerà A.S.A.I. Bruno Bonomelli. Di quella banda di scapestrati illusi fu il primo segretario ininterrottamente fino a quando..., appunto, fino a quando...
Ci ha raccontato un amico che fu raggiunto dalla telefonata di don Alessandro mentre stava scendendo le scale della Library del British Museum, a Londra. "Aldo non ce l' ha fatta", erano i primi giorni di gennaio del 2007. Aldino, per gli amici, si era sentito male durante una conferenza sullo sport in una cittadina sui colli di Lucca. Diagnosi feroce, ferri del chirurgo, una lotta durata pochi mesi. Per dire chi era Aldo Capanni: pur con quella brutta bestia addosso, aveva chiuso la contabilità dell'A.S.A.I., aveva lasciato tutto in ordine, intransigente fino alla fine, verso se stesso e verso gli altri. Un gigante fra i pigmei.
Nella Assemblea annuale dopo poche settimane, Elio Forti, socio, organizzatore di una gara podistica che ha avuto davvero momenti di gloria, propose di ricordare Aldo intitolandogli il trofeo per i primi tre classificati della "Diecimiglia del Garda". 2017, son dieci anni che Aldo ci ha salutato, ma a Navazzo, domenica prossima, gli amici del GS Montegargnano e dell'Archivio Storico dell'Atletica Italiana "Bruno Bonomelli" lo ricorderanno ancora, non senza commozione. Cosa sia la "Diecimiglia del Garda", soprattutto cosa sia stata in anni ormai consegnati al libro dei ricordi, lo potete leggere da soli, se ne avete voglia, andando su questo indirizzo https://www.diecimigliadelgarda.net/.
Noi ricorderemo Aldino con la pubblicazione, a partire dai prossimi giorni e fino alla fine dell'anno, di alcuni suoi scritti, ripresi da quel "Di tutto un po'", libro che egli si dedicò in occasione dei suoi cinquantanni. Abbiamo proposto a don Alessandro questa iniziativa che ha avuto la sua "benedizione", urbi et orbi.
Codicillo: se qualcuno dei nostri soci che vivono nel Lombardo Veneto, ma non solo, volessero salire domenica a Navazzo, lago di Garda, sarebbe un bel gesto. Noi ve lo abbiamo detto, voi fate come volete.
Le foto a corredo: i tre trofei messi in palio dall' A.S.A.I. Bruno Bonomelli e la copertina del programma della "Diecimiglia del Garda".