Trasportato dai refoli bizzarri del "Peler", vento un po' malignazzo che si incunea da Nord nel tunnel del lago di Garda formatosi in qualche pianura della vasta Pannonia che in epoche lontane sospingeva orde di barbari, alito di Eolo che piace agli esperti velisti del medio lago e ai temerari surfisti dell'alto (speriamo di non aver detto stupidaggini sennó gli amici del Circolo Vela Gargnano ci fanno il peler e contropeler), è planata sulla erba morta di sete e malaticcia dello Stadio Olimpico di Rio una opera che fa meritata concorrenza ai pochi e modesti manifesti del disadorno impianto tristanzuolo che di olimpico ha pochino. Eccola l'opera creata dalla fantasia e dal talento di Roberto Scolari, della Tipografia bresciana Apollonio, allievo di quel grande maestro che fu Martino Gerevini.
Il lungo biscione di carta, chissà per quale misteriosa combinazione di refoli, è atterrato sul podio che viene ogni giorno calpestato dai collezionisti di medaglie. Ed è lì, su quei tre gradoni fatti di materiale organico riciclato, così ce l'hanno venduta, che è stato raccolto e riportato a vita propria. In questa operazione siamo stati aiutati da due volontari spagnoli, Marta, di Vítoria, ma vive e lavora in Olanda, e José, di Caen. Il risultato è qui sopra da vedere, opera degli scatti di Carlos Fernández Canet. "Sognando Olympia" si è fatto un po' troppo ambiziosetto e, si mormora, nelle spiagge di Capocabana e Ipanema, che non si fermerà al podio olimpico.