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Nelle ultime settimane qualcuno di noi dell'A.S.A.I ha preso parte a incontri, presentazioni, conferenze stampa. Immancabilmente si alza il solito originalone che pone l'amletico dilemma: ma che cosa fate per i ragazzi delle scuole? Oppure ti imbatti in un tale che vuole portare i ragazzi/e ad ascoltare conferenze sulla storia dello sport. Senza mancare di rispetto a nessuno (anche se francamente verrebbe la voglia di essere un po' rudi) vogliamo dire la nostra e porre una semplice domanda: coloro che, ad ogni livello, sono preposti alla promozione e gestione dello sport, di tutti gli sport, ma noi vogliamo limitarci al nostro, che cosa fanno in concreto per i giovani studenti delle elementari, delle medie, anche delle superiori? Quale strategia culturale hanno elaborato per attirare i giovani? La cosa ridicolissima è che lo chiedono a noi, loro che si sono fatti eleggere qua e lá, a volte facendo anche maccheggi per arrivare a presentarsi con tanto di biglietto da visita. La stessa solfa dei politici amministratori locali: vorrei vedere te al mio posto...ma non si schiodano.

Noi ci occupiamo di storia dell'atletica italiana, punto. Non abbiamo responsabilità di altro tipo, men che meno di andare nelle scuole a raccontare chi era Berruti, o Consolini, o Mennea, o Emilio Lunghi, o Dorando Pietri. Non dobbiamo riempire sedie. Non gliene fregherebbe niente a nessuno. Dice: che pessimisti che siete. Davvero? Allora ascoltate questa. Poche settimane fa, ci siamo seduti per una piacevole chiacchierata con un grande campione dell'atletica bresciana e, udite udite, si è parlato di scuola, della sua esperienza attuale, del suo coinvolgimento in un programma di incontri con scolaresche. "Tempo perso, non ti ascoltano, talvolta, spesso, sono maleducati, non hanno la minima idea di cosa parli e quindi non rivolgono domande, non hanno le basi. E questo lo addebito alla impreparazione degli insegnanti che non fanno nulla per introdurre i ragazzi all'incontro. La stragrande maggioranza continua a giocare con i telefonini, alcuni si stravaccano, si spintonano, chiacchierano tra di loro. Un vero casino!".

Maleducazione a parte, ormai leitmotiv della vita quotidiana, giovani, non giovani, diversamente giovani, è la mancanza di cultura quella che impressiona, ma non tanto dei ragazzi quanto di chi dovrebbe essere la cinghia di trasmissione della cultura, in questo caso sportiva. Chi risponde correttamente a questa domanda, riceverà un poster di una foto di un nostro socio quando recitava al Festival dei Due Mondi di Spoleto. Secondo voi quante copie hanno acquistato la Federazione nazionale, quelle regionali, quelle provinciali, della nostra storia dei Campionati italiani di atletica? Quante sono le società di atletica in Italia che in 23 anni (avete letto bene: ventitrè) hanno speso 20 - 30 Euro per l'acquisto di un paio di libri editi dal nostro Archivio? Quante sono le Istituzioni e i Club che a fine anno invece di distribuire orripilanti pezzi di latta e di marmo che chiamano trofei hanno distribuito libri di atletica? Il nostro socio Marco Martini ha dato alle stampe di tasca sua un libro affascinante su Adolfo Consolini, di cui ricorre il centenario della nascita, quante copie gli sono state richieste dai paludati gestori dello Sport Italiano (lettere iniziali volutamente maiuscole)? Non si sono neppure accorti che esiste il libro...Lo stesso hanno fatto Gabriele Manfredini, Alberto Zanetti Lorenzetti, e altri. Biblioteche sportive? Ma esistono? Sì, solamente se possono mettere le mani su lasciti o donazioni, agratis beninteso, diversamente non comprano un foglio di carta. Le riviste federali? Bollettini promozionali dei presidenti con il loro paludato "editoriale", ma quando la pianterete? Serve qualche migliaio di Euro per viaggi e alberghi? Si cancellano riviste, annuari, le pubblicazioni periodiche diventano solo 2 - 3 l'anno, numeri doppi, tripli, quadrupli. Non parliamo solo dell'Italia, è lo stesso in tutto il mondo. E per giustificarsi ti dicono "oggi c'è Internet". I soldi, tanti, per rifare periodicamente i siti, quelli non mancano mai.

Dice: avete il dente avvelenato perchè non comprano i vostri libercoli. No, no no: siamo andati avanti 23 anni mettendo le mani nelle nostre tasche, andiamo avanti ancora. Però nelle scuole andateci voi che avete una bella voce. Oppure, e chiudiamo, andate a chiedere consigli al Circolo Vela Gargnano, e questo vi sarebbe utile. In un suo recente articolo, Sandro Pellegrini, lo scriba erudito, ha fatto sapere:"...La regata si inserisce nelle iniziative rivolte al mondo dei ragazzi. Proprio in queste settimane il Circolo Vela Gargnano è nel pieno dell’attività di "VelaScuola", una serie di giornate che vedono coinvolti i piccoli delle scuole elementari e medie di Gargnano e di Tignale. VelaScuola è il progetto della Federazione Italiana Vela, in collaborazione con il MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca), che consente allo sport della vela di entrare nelle scuole durante l’orario scolastico. Alla fine di questo ciclo saranno quasi 300 i ragazzi che hanno frequentato le lezioni al porticciolo di Bogliaco di Gargnano. Il principale obiettivo del progetto consiste nello sviluppo di una cultura nautica tra gli alunni delle scuole". Cultura, capito? Alla fine, di questi 300 ragazzini magari saranno in pochi che continueranno ad andare in barca, costa il mezzo. Ma avranno imparato i nomi delle vele, dei venti, tanti, che soffiano sul lago di Garda, guarderanno con altri occhi le distese di vele che nei fine settimana rendono vive e vivaci le acque benacensi.

Ma perchè perdiamo tempo?