Martino Gerevini accanto a una delle sue opere "tridimensionali", dal titolo "42,195". L'artista realizzò questo lavoro per una esposizione interamente dedicata alla maratona (posters, quadri, documenti, libri, francobolli), che si tenne nei locali della Cantina Peri Bigogno, a Castenedolo (Brescia), nel mese di novembre 2010.
Esattamente dodici mesi fa, ghermito improvvisamente da un cuore che fino a quel giorno gli aveva regalato la forza per una vita di lavoro intenso e gratificante, ci lasciava Martino Gerevini.
Sentiamo il bisogno di ricordarlo oggi, qui sul sito dell'A.S.A.I., perchè Martino è stato per 17 anni l'artista che ci ha dato una identità grafica, che non esitiamo a definire unica, speciale. Elaborò graficamente il logo della nostra Associazione (che speriamo presto di pubblicare in sostituzione di quello provvisorio che figura in questa pagina, ma che nulla ha da spartire con quello "vero"), logo che presentammo all'atto di fondazione nel 1994. E da allora ogni copertina dei libri prodotti direttamente da noi, ogni impaginazione degli stessi, ogni scelta di caratteri di stampa, di taglio delle foto, qualsiasi aspetto della "grafica", era opera sua. Ci guidava, ma non imponeva mai, come nel suo stile di grande galantuomo. Voleva bene a quelli di noi che lo frequentavano da anni, voleva bene all'A.S.A.I. per quello che rappresentava e rappresenta per quelli di noi che l'hanno creata. Chi lo ha conosciuto ed ha avuto con lui frequentazioni di lavoro alla Arti Grafiche Apollonio di Brescia, la preparazione di un libro, il vederlo nascere, è sempre stata una esperienza di arricchimento professionale e umano, vicino a lui.
Della "Apollonio" era il direttore da molti anni. Da quella esperienza di lavoro quotidiano, fra cataloghi, libri, copertine, manifesti, aveva alimentato la linfa di una opera artistica vasta e apprezzata. Artista a tutto tondo, senza scopo di lucro diremmo, usando una frase che ormai ha un significato molto chiaro-scuro. Quasi quasi, si privava delle sue opere con rammarico. Era felice quando andavano ad abbellire la casa, l'ufficio, la biblioteca, dei suoi amici. Disistimava "i bottegai dell'arte", capiva le leggi di mercato, ma non volle mai esserne coinvolto.
Grande investigatore del colore, nelle molte esposizioni di sue opere non si è mai ripetuto, le sue ricerche sono state sempre diverse: ricordiamo, a caso, la scomposizione del quadrato, il recupero dei vecchi caratteri di stampa (riflesso del binomio in lui inscindibile tipografo-artista), la sperimentazione di nuove tecnologie, fino all'ultima esposizione, quattro giorni prima della scomparsa, sulla tridimensionalità. Fu stimato e il suo lavoro apprezzato da grandi maestri, un nome per tutti: Bruno Munari, il quale, presentando, anni fa, un catalogo di Gerevini, scrisse :"Martino Gerevini ha una personale sensibilità ai colori e li sa usare egregiamente sia come combinazione, sia come intensità o apparizione, per comunicare sensazioni. Queste opere di arte concreta vanno osservate con attenzione, come con la stessa attenzione ascoltiamo i suoni di una melodia. Saranno i nostri recettori sensoriali a comunicarci il messaggio. Ognuno riceve un messaggio diverso, secondo la propria sensibilità, secondo il momento".
Abbiamo avvertito la necessità di ricordarlo, proprio oggi, a dodici mesi dalla scomparsa, con queste poche righe. Ovunque tu sia, Martino, sappi che noi dell'A.S.A.I. non ti dimenticheremo. Ci hai dato molto, non abbiamo fatto in tempo a dirti "grazie" come avremmo voluto, e come avresti meritato. Non eri uno che faceva per sentirsi dire "grazie", il tuo intimo appagamento veniva nel momento in cui presentavi una copertina, un libro, e leggevi sul volto del tuo interlocutore lo stupore per il bello, per quei colori unici e affascinanti, per la qualità grafica. Circa un mese prima di lasciarci avevi dato corpo alla copertina del sesto volume della nostra Storia dei Campionati italiani e ai due pannelli che abbellivano la sala del "Piano Nobile", a Brescia, dove si svolse il nostro convegno a ricordo di Bruno Bonomelli. Molto altro avremmo fatto insieme, e ne avevamo parlato, quel lunedì 11 dicembre. Ma tu, discreto e schivo come sempre, ci hai lasciato senza avvertirci, così, semplicemente te ne sei andato.
Oggi, possiamo solo dirti "Ciao, Maestro".