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Ieri, allo Stadio Luzhniki di Mosca, abbiamo assistito ad una vergognosa esibizione di un tale che doveva ritirare la medaglia d'oro in quanto campione del mondo della sua disciplina. Il suddetto (il cui nome ci produce fastidio citare) è salito sul podio carponi, sì, avete capito bene, carponi, levandosi poi in piedi fra contorcimenti similsessuali o semplicemente animaleschi. Un gesto che va ben aldilà di tutte le scemenze cui ormai siamo obbligati ad assistere continuamente durante giochi sportivi, mondiali od olimpici che siano: bandiere nazionali usate ormai come sudari (quando interverrano gli Stati per impedire questa vergogna? ci sembra che esista un reato di oltraggio alla bandiera nazionale), adesso anche come tappetini su cui pregare rivolti alla Mecca (abbiamo assistito anche a questo al Luzhniki), oppure - visto con gli occhi di chi scrive  queste righe - per ripulirsi il naso pensando di essere fuori vista; stupide manfrine di dita puntate al cielo come se il Dio (a ciascuno il suo) di tutte le religioni avesse il tempo di occuparsi di emerodromi non sempre di specchiate virtù ed onestà e di favorire prestazioni ottenute talvolta con l'inganno. Ma ieri si è passato ogni limite di buon gusto, decenza e rispetto. Uno ha il diritto di essere un coglione, ma chi dirige (meglio, dovrebbe dirigere) questo nostro sport ha il dovere di intervenire immediatamente su un comportamento inqualificabile come questo, bloccandolo con severe sanzioni prima che diventi una abitudine. E non c'è nessun virus più rapido nel propagarsi dell'idiozia. Un silenzio assordante, invece. Tanto la gente ride, si diverte a queste pagliacciate, ridiamo anche noi, spensierati. No, a chi è rimasto ancora un minimo di buon senso, non resta che piangere.