La vita è a volte decisa da opportunità soddisfacentemente sfruttate in seguito a episodi fortunati: trovarsi nel momento giusto al posto giusto. Per quanto riguarda i Giochi Olimpici 1936, possiamo senz’altro affermare che Jesse Owens ha goduto della opportunità e della fortuna necessarie, mentre non è stato così per il suo connazionale Eulace Peacock. Le cose sarebbero potute andare diversamente, ma un maledetto umido pomeriggio dell’agosto 1935, a Milano, qualcosa andò storto, dando inizio a un calvario che mise Eulace KO per un anno.
I quotidiani italiani lo avevano presentato ai lettori definendolo a ragion veduta come «l’uomo più veloce del mondo» (Corriere della Sera 8/8, Gazzetta dello Sport 14/8, Popolo d’Italia 24/8), dimostrando di essere bene informati sulle faccende d’oltre oceano: «Due velocisti americani impressionarono grandemente il mondo atletico in questi ultimi tempi: Owens e Peacock. Owens fu il primo a rivelarsi, ma ai campionati statunitensi fu oscurato dal nuovo astro Peacock» (Luigi Ferrario, Gazzetta dello Sport 24/8); «Peacock dominò un mese or sono tutti i suoi connazionali nella famosa gara di Lincoln» (Bruno Zauli, Littoriale 24/8). Ecco il risultato dei 100 piani ai campionati AAU 1935, disputati il 4 luglio a Lincoln, al Memorial Stadium dell’università del Nebraska:
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vento a favore +3,47 m/s |
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1. |
Eulace Peacock |
Temple University |
10.2 |
2. |
Ralph Metcalfe |
Marquette University |
10.3 stimato |
3. |
Jesse Owens |
Ohio State University |
10.4 stimato |
Eulace staccò Owens a metà gara, e resistette poi al veemente ritorno di Metcalfe, il migliore del mondo nel biennio 1933/34. Fu dunque prescelto per far parte del team statunitense che venne in tournée in Europa quell’estate, in cui disputò 10 finali di 100 metri e una sulle 100 yards, vincendole tutte ad eccezione di una prova a handicap in cui concesse vistosi vantaggi agli avversari, prima della gara conclusiva della tournée, quella del 25 agosto all’Arena di Milano. Il team USA arrivò a Milano il 24 agosto alle ore 10.40 col treno del Sempione; il rimpatrio avvenne il giorno 26 con partenza via mare da Le Havre.
A Milano c’erano ben 15 partecipanti ai 100 metri, suddivisi in tre batterie, perché il Comando federale milanese dei Fasci giovanili di combattimento volle far partecipare alla competizione anche i più promettenti ragazzi della categoria «giovani fascisti». Qualcuno dalla vista lunga aveva arricciato il naso alla notizia: «Peccato che la gara sia affollata da un gran numero di iscritti la cui presenza è del tutto inutile in una manifestazione del genere, e costringerà i dirigenti a far disputare le batterie» (Littoriale 24/8). La manifestazione richiamò 25.000 spettatori per un incasso di 80.000 Lire, e si giovò persino del contributo di uno sponsor, l’Industria Italiana del Rayon. Purtroppo non fu fortunata dal punto di vista meteorologico. Le batterie dei 100 piani, che segnavano l’inizio del meeting, erano state programmate per le 15.45, con la finale alle ore 16.35, ma in realtà l’inizio arrivò con 15 minuti di ritardo. Lo statunitense si aggiudicò la terza batteria in 11.1, impegnandosi quel tanto che gli fu sufficiente per vincere, tra gli applausi della folla che si accorsero della sua andatura «frenata». Il cielo era grigio, e spirava un leggero vento da ovest. Per quanto riguarda la finale, le fonti italiane sono concordi nell’affermare che in quel momento (pochi minuti prima delle 5 pomeridiane) pioveva ma non ancora tanto forte; il temporale vero e proprio si scatenò subito dopo le ore 17. Ecco le cronache della gara:
Emilio Colombo, Gazzetta dello Sport 26 agosto: «Il velocista americano è mancato, tradito da uno strappo doloroso a metà distanza nella finale dei 100 metri. L’atleta, agile, armonico, superbo di forza, elastico e possente, era per slanciarsi a fondo. L’incidente di cui è rimasto vittima è apparso evidente».
Luigi Ferrario, Gazzetta dello Sport 27 agosto: «Nella finale il negro volante partì con prontezza e, fino agli 80 metri, diede l’impressione di lottare con molto impegno per riuscire a liberarsi di Toetti. Fu in quel serrato duello che lo stile dei due atleti fu posto a confronto e se ne rivelò il contrasto. Da una parte Toetti correva leggermente proteso in avanti, con la testa abbassata come un bersagliere all’assalto. Dall’altra il negro faceva susseguire le sue falcate tenendo il busto ben eretto e muovendo con potenza le braccia, spingendo i pugni leggermente in alto. Ma, agli 80 metri, ecco lo stiramento muscolare, il rallentamento, la sconfitta».
Giorgio Boriani, Littoriale 26 agosto: «Al via Peacock parte in modo superbo e va in testa. Il più pronto dei nostri è Toetti, che con andatura a falcate rapidissime insegue il negro volante dappresso. Negli ultimi 20 metri Toetti dà l’impressione di accelerare vieppiù. Eccolo in un guizzo finale tagliare vittorioso il traguardo. Un increscioso incidente ha però menomato il campione d’America. Uno stiramento muscolare alla gamba sinistra occorsogli in piena corsa, l’ha costretto ad interrompere e rallentare la sua azione. Ben si era visto ai 90 metri Peacock segnare uno scarto improvviso. La forza di volontà ha condotto il negro fino al traguardo, ma è intuitivo che le sue possibilità non si sono rivelate, per forza maggiore. Toetti è da ammirare incondizionatamente; è però doveroso riconoscere che senza l’incidente Peacock avrebbe fatto meglio, in quanto al momento dell’incidente aveva già due metri di vantaggio».
Paolo De Cecco, Popolo d’Italia 27 agosto: «Peacock, il negro volante come lo chiamano in America, è subito al comando sfoggiando un’azione potente, che entusiasma la folla. Lo seguono Toetti e Paul sulla stessa linea. Ma ecco un colpo di scena: agli 80 metri il negro ha una battuta d’arresto, la sua andatura rallenta vistosamente, e Toetti con un estremo sforzo gli è addosso e lo batte di un soffio, mentre Paul è vicinissimo ai due. Uno stiramento muscolare ha fermato il magnifico atleta americano proprio mentre stava per prendere il massimo scatto, arrestando di colpo la sua azione. L’americano avrebbe indubbiamente vinto, ma la vittoria di Toetti è però degna di nota, avendo egli battuto il poderoso francese Paul e raggiunto un tempo di 11 secondi netti, davvero ottimo se si considerano la pesantezza della pista e l’ostacolo della pioggia».
Risultato finale:
1. |
Edgardo Toetti |
Pro Patria Milano |
11.0 |
corsia 1 |
2. |
Eulace Peacock |
Stati Uniti |
11.0 |
corsia 4 |
3. |
Robert Paul |
Francia |
11.1 |
corsia 6 |
4. |
Orazio Mariani |
Sport Club Italia Milano |
11.2 |
corsia 5 |
5. |
Elio Ragni |
Sport Club Italia Milano |
11.4 |
corsia 3 |
6. |
Tullio Gonnelli |
Virtus Bologna Sportiva |
11.5 |
corsia 2 |
Ferrario è l’unico che cerca di fornire una spiegazione all’incidente: «Come può essere accaduto questo stiramento? Domenica la temperatura era fredda, l’atmosfera umida per la pioggia, ed i muscoli avevano bisogno di un’abbondante messa in pressione per acquistare scioltezza. Forse questa messa in pressione non è stata sufficiente. Certo che lo stiramento si è prodotto proprio nell’attimo in cui stava per avvenire il cambio di velocità. Come avviene il cambio di velocità? Accelerando maggiormente il movimento delle braccia e ruotandole più pronunciatamente verso l’alto, mentre i piedi fanno maggior pressione sul terreno, e si ha come una nuova spinta in avanti. È stata tale maggiore pressione che ha stirato il muscolo di Peacock ed ha fermato l’atleta nella sua azione. Di questo negro volante resta, agli atleti ed al pubblico milanese, il ricordo gradito di una falcata meravigliosa» (Gazzetta dello Sport 27 agosto). L’eccessiva sollecitazione di un muscolo non sottoposto alla quantità necessaria di riscaldamento, che si imponeva in una giornata così fredda: questa la «diagnosi» del giornalista. Alla quale ci sembra opportuno aggiungere le tossine accumulate sia durante l’inutile batteria, sia soprattutto quelle di una lunga tournée e di una stagione iniziata a fine aprile alle Penn Relays e sempre contraddistinta dal doppio impegno velocità-salto in lungo.
L’anno successivo Peacock andò incontro, in aprile alle Penn Relays, ad un nuovo problema muscolare, probabilmente una conseguenza di quello patito a Milano. Gli fu concesso di partecipare alle selezioni olimpiche, che si tennero in luglio, anche senza i requisiti necessari, ma in batteria, presentatosi con la coscia abbondantemente fasciata, l’infortunio si fece nuovamente sentire. Dovette così dire addio al sogno di confermare quanto aveva mostrato nel 1935, di essere cioè l’uomo più veloce del mondo e ottenere, con la probabile vittoria olimpica, fama imperitura (m.m.).