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"The case has led me to the best sailing section of Kyiv, wich was a water station DOSAAF. The coach there was Serhiy Mashovets. This was a man for whom there was no life outside of sailing. beyond its romance, beyond his history and tradition. The man in the best sense of the word, obsessed with sails. And how he could talk about it all! How we listened to him, opened the mouth and to forget about everything! And how joyfully we rushed to perform any task of the trainer! He was for us all: teacher, friend, example to follow. Nature has generously  endowed this person - for whatever he undertook, all he managed. And he so generously shared the same with us, boys, his enthusiasm, his talent. From nature he had talent of the teacher...We tried to be like Serhiy Mashovets. He knew how to capture and be able to teach. I always knew at what and for what I had to work. Always I was sure that the coach saw everything, remembered everything and helped in everything. The coach taught us to be indipendent, to be able to make decisions in complex situations. And not surprisingly many of his athletes became coaches. They were preparing for that since the first steps in sailing".

Sono parole di Valentyn Mankin ritenuto il più grande velista della storia olimpica, anche più grande del danese Paul Elvstrøm, otto partecipazioni, quattro medaglie d'oro fra il 1948 e il 1960, dell'austriaco Hubert Raudaschl, con le sue nove partecipazioni e due argenti, e tutte e due le volte davanti ebbe Mankin. Elvstrøm è morto pochi mesi fa, dicembre 2016. Abbiamo trovato questo scritto di Mankin, ukraino di nascita, sovietico di etichetta, in un libro edito dal Comitato Olimpico dell'Ukraina e porta le firme di Maria Bulatova e Sergey Bubka, proprio il Bubka che conosciamo per altri meriti sportivi, e che riveste da tempo la carica di presidente del CO ukraino. Il libro, di grande formato e di bella eleganza, si intitola "Olympic constellation of Ukraine", edito nel 2011.

In parallelo, nello stesso libro, meglio nella stessa pagina, sono riportate le parole di Vladyslav Akymenko, che con Mankin vinse l'argento nella Classe Tempest ai Giochi di Montreal - Kingston del 1976."To tell about Mankin is the same as describe the natural disaster. You need to have a talent of Ayvazovsky, who was able to distinguish 300 shades of colors of the water, in order to understand him as an athlete and as a coach - the phenomenon in the history of yachting. His work ability and pereverance in achievement of goals, made it possible for him regardless of conditions to reach such heights which are seemed impossible to get by new generations for many years ahead". Una aggiunta: dietro a Mankin - Akimenko, in terza posizione, un nome che dice qualcosa anche ai non strettamente patiti di regate: l'americano Dennis Conner. Coppa America, vi dice niente? Era lo skipper di Conrad "Conn" Findlay, il quale aveva vinto due ori e un bronzo nel canottaggio, nel "due con timoniere", fra il 1956 e il 1964. 

In un altro libro edito sempre dal Comitato Olimpico ukraino  nel 2009 e  compilato dalla stessa autrice, la prof. Maria Bulatova, "Encyclopaedia of Olympic Sports, in Questions and Answers", abbiamo trovato un conciso curriculum di Mankin. "Merited master of sport, three time Olympic champion, who won the Finn class yachting event at the 1968 Olympic Games in Mexico City, the Tempest class yatchting event at the Olympi Games in Münich, and the Star class yatching event at the 1980 Olympic Games in Moscow. He also won a silver medal in 1976 at the Montreal Olympic Games. Mankin is the outstanding representative of the Ukrainian yachting school, one of the most sucessful yachtman of the world, and a leading expert on the preparation of yachtsmen. His unparalleled achievements have been the resul of exceptional self-discipline and perfection of his skills".

I due libri editi dal Comitato Olimpico ukraino citati sono consultabili nella "Collezione Ottavio Castellini", che ha sede a Navazzo di Gargnano, sul lago di Garda.

Perchè parliamo di un velista in un sito dedicato all'atletica? Perchè l'Archivio Storico dell'Atletica Italiana "Bruno Bonomelli" è stato fra i promotori e i sostenitori, nel 2016, di un progetto multisport denominato "Sognando Olympia". Progetto che, su richiesta di molti, continuerà anche nel 2017, e, chissà, forse ancora dopo. Fra gli altri promotori il Circolo Vela Gargnano, col quale la sintonia è tanta. Ci sono molto iniziative e la vela fa la parte del leone, come è ovvio che sia, affacciandoci sul lago di Garda. Appena dopo Gargnano, a Campione, è nata da qualche anno e opera una struttura eccellente: Univela Sailing, che ha capacità alberghiera, ristorante, grandi spazi per le barche, aule per lezioni di vela o convegni o assemblee. E proprio le sale, diciamo, scolastiche sono state intitolate a Valentyn Mankin, che di questa struttura fu convinto sostenitore. Nel corso della breve ma commovente cerimonia hanno parlato Francesco Marrai, azzurro a Rio de Janeiro: il giovane velista ha avuto parole che hanno colpito. Una breve introduzione di Amos Vacondio, direttore di Univela Sailing, ha aperto la serata. Il giornalista Luca Bontempelli , della "Gazzetta dello Sport", in partenza per le Bermuda per la prima fase di Coppa America, ha tracciato un sintetico  profilo di Mankin, la sua vita di atleta dell’ex Unione Sovietica in piena Guerra fredda, le sue quattro partecipazioni olimpiche, lepisodi della sua vita familiare. Ma, soprattutto, la sua grande umanità messa, successivamente, a disposizione dopo gli anni ’80 della squadra olimpica italiana di vela della quale il "maestro" Valentyn fu il direttore sportivo. Mankin è scomparso il 1° giugno del 2014.

Sognando Olympia, Giochi Olimpici, uomini e donne che hanno contribuito a scriverne la leggenda. Mankin è uno di questi. C'è una sua frase che ci ha colpito nella bella intervista realizzata dal nostro amico Sandro Pellegrini, intervista che vi abbiamo proposto giorni fa: il valore della partecipazione ai Giochi Olimpici. Questo ci ricorda un'altra bella figura di campione, quella del calciatore Ugo Locatelli, nativo di Toscolano Maderno, che fu oro olimpico nel 1936 con la squadra di Vittorio Pozzo e poi campione del mondo nel 1938. Locatelli ha sempre detto che nulla fu più bello della vittoria olimpica. D'obbligo, a questo punto, far ricorso a Pindaro e alla sua celebre frase:

“Come l'acqua è il più prezioso di tutti gli elementi, come l'oro ha più valore di ogni altro bene, come il sole splende più brillante di ogni altra stella, così splende Olimpia, mettendo in ombra tutti gli altri giochi.”