Il libro dei primati spagnoli merita un posto nella biblioteca di ogni appassionato del nostro sport
Non abbiamo nessuna remora a scrivere che questo è uno dei più bei lavori di compilazione storico-statistica che ci sia capitato tra le mani negli ultimi tempi. Veramente un fior di libro, con il pregio della novità, non una delle tante rifritture. Lavoro che ha richiesto anni di ricerche collettive (capito, sì? collettive, merce rara fra i cosiddetti "statistici" molti dei quali sembrano eredi di Arpagone uscito dall' "L'Avare ou l'École du mensonge" di Molière). Lavoro tutt'altro che semplice, messo nel libro dei buoni propositi fin quasi dalla nascita della Asociación Española de Estadísticos de Atletísmo, e, alla fine, realizzato quest'anno con il concorso della Real Federación Española de Atletísmo. Un gran lavoro, ci ripetiamo. La stuttura del libro ricalca quella dell'analogo "World Records Progression" edito ogni quattro anni dalla Federazione internazionale (I.A.A.F.), lo dichiara apertamente nella prefazione il presidente della A.E.E.A., José Javier Etayo, che ha avuto anche il ruolo di coordinatore del lavoro affiancato dal presidente onorario José María García, da Enrique Tre, Miguel Villaseñor, José Luís Hernández e da quel Francisco Xavier Ascorbe, che ci onoriamo di annoverare fra i soci del nostro Archivio Storico. Quasi tutti i primati, o miglior prestazioni nazionali, sono accompagnati da note, dai risultati estesi della competizione, da spiegazioni storiche che aiutano a comprendere meglio il periodo. Ovviamente, opera di consultazione, ma, in fondo, anche di lettura. Avendolo percorso dalla prima all'ultima pagina (sono ben 650) ci siamo soffermati su primati spagnoli fatti in competizioni dove c'erano atleti italiani e, a volte, sia loro che noi siamo tornati a casa con un nuovo record nazionale. Una citazione: nel Gruppo 2 di qualificazione del salto in alto ai Giochi Olimpici di Mexíco 1968, Luís María Garriga, zaragozano, classe 1945, piantato su una statura di 1.98, migliorò quel giorno (era il 19 ottobre) il record nazionale con 2.12. Lo stesso fece il nostro Giacomo Crosa che superò 2.14, misura che dava accesso diretto alla finale, Garriga pure ci entrò fra i ripescati. Questo atleta (ventralista come Crosa) ha scritto una parte importante del salto in alto in Spagna: primo record con 1.98 nel 1963, ultimo con 2.13 nel 1970.
E le foto? Una vera e propria miniera, affascinanti, almeno per noi, quelle degli Anni "eroici" dei primi due-tre decenni del Secolo XX. Le donne hanno, è il caso di rimarcarlo, pari dignità. Una notazione per una bellissima foto pubblicata a pagina 367: fissa l'arrivo di Rosa Castelltort, di Barcellona, in una prova di velocità, sulla pista dello stadio di Montjuic, inaugurato nel 1929 con una partita Spagna - Italia di rubgy, entrambi i due XV alla prima partita internazionale della loro storia. Finì con la vittoria degli iberici 9 a 0. La signorina Rosa, prima primatista dei 100 metri, nel 1931, arriva spiccando un salto, molto più elegante e plastico del famoso zompo scomposto dello statunitense Charles Paddock. Senza parlare della sottanina bianca svolazzante di una ragazzina che sta qualche metro dietro. Immagini di un tempo che fu, e che, talvolta, anzi sempre più spesso rimpiangiamo difronte alle scimmiesche (con rispetto delle scimmie) esibizioni odierne.
Chi avesse tempo, faccia una full immersion di castellano, fra qualche giorno gli daremo la opportunità di metterla a frutto. Se poi ci fosse qualcuno fra i nostri utenti che volesse investire una manciata di Euro nell'acquistio di questo bel libro può inviare, come al solito, una e mail a