"A quell'epoca ero un ragazzo. Ma mi aveva già contagiato la stupidera per l'atletica. I miei miti erano Livio Berruti, Adolfo Consolini, Pino Dordoni. Andavo ogni pomeriggio allo Stadio di Piacenza, aggrappato alla rete guardavo gli atleti allenarsi: mi faceva divertire Edmondo Ballotta che sfidava tutti a fare il giro della pista...sulle mani!. Erano in tuta e maglia verde del Gruppo Sportivo Calzaturificio Diana, che organizzava anche una riunione nazionale, credo il 25 aprile. Oltre al cavalier Dordoni, piacentino fino al midollo, figlio del quartiere conosciuto come Porta Galera, in quegli anni vidi Giovannetti, Colarossi, Pamich, e tanti altri, forse uno dei primi esperimenti di società con atleti di varie parti d'Italia.
Eravamo alla vigilia dei Giochi Olimpici di Roma. Nel 1959 cominciai a comperare la nuova rivista "Atletica Leggera", ne arrivava una copia alla edicola della Stazione. La bevevo dalla prima all'ultima riga, imparai a conoscere i grandi atleti americani grazie agli articoli di Americus, che è ancora sulla breccia...se sapete chi è, bene, se no attaccatevi!. Tifavo Parry O' Brien dopo aver letto la sua storia, aveva la pedana per il peso nel giardino di casa. Giavellotto e decathlon mi facevano sognare...".
È quanto ci scrive un nostro lettore di Piacenza, che ci affida anche un altro ricordo. "Nel decathlon due atleti accendevano la mia fantasia: il colosso statunitense Rafer Johnson e il cinese di Formosa Yang Chuan Kwang. Sapendo che alcuni giudici piacentini erano stati reclutati per officiare durante i Giochi, chiesi ad uno di loro di cercare il modo di fotografare i miei idoli. Lo fece, sì, ci riuscì, almeno per i due decatleti, e al ritorno fece stampare le due foto e me le regalò, le ho sempre conservate. Ve ne mando copia, dopo aver letto le belle storie che avete pubblicato su Rafer Johnson in Italia nel 1957 (Marco Martini, in italiano e in inglese, ci vorrebbe una traduzione anche in piacentino...) e su quella avvincente finale olimpica (Gabriele Manfredini). Vedete voi cosa farne, se le volete pubblicare, fate pure, ma solo in esclusiva per la A.S.A.I.".
Lo facciamo, presentiamo le due foto, che ci pare siano state prese all'uscita del tunnel che collegava il campo di riscaldamento dello Stadio dei Marmi e lo Stadio Olimpico. Risaltano l'imponenza di Johnson e la più sottile, elegante struttura di Yang. Grazie, caro amico di Piacenza, che ci hai anche scritto: non importa che mettiate il mio nome, sono solamente un vostro estimatore.
Per chi volesse leggersi gli articoli di Marco Martini e Gabriele Manfredini pubblicati sul nostro sito, ecco i lacci e lacciuoli:
"This is my secret": Rafer Johnson was a special teacher for the Italian decathletes in 1957
"Questo è il mio segreto": così, nel 1957, Rafer Johnson fece conoscere il decathlon agli italiani
"Giochi Olimpici 60, niente vacanze romane per i grandi del decathlon impegnati all'Olimpico".