Trekkenfild dà la parola alle vittime della «congiura del silenzio» mediatica
Numero 93. Apertura sulle staffette medagliate in questo Campionato che la Federazione mondiale si ostina a organizzare tanto per aumentare il numero delle manifestazioni inutili. Ma visto che ci siamo facciamo una proposta. Proprio oggi pomeriggio (6 maggio) stavamo sfogliando una rivista italiana del 1925, avete capito bene l'anno: millenovecentoventicinque. Allora esisteva la F.I.S.A., Federazione italiana sport atletici. Nei programmi delle riunioni atletiche di allora c'era anche una staffetta 200x200x400x809, totale 1.609 metri, vale a dire la distanza del miglio inglese. Ecco, la prossima volta, metteteci anche questa: son tre medaglie in più da distribuire. In ogni caso, onore agli atleti, loro corrono, si divertono, ce la mettono tutta, fanno sfoggio sacrosanto delle loro medaglie.
La parte robusta di questo numero sono invece le pagine dedicate alle interviste rilasciate da quattro oneste persone finora senza voce, quattro persone danneggiate, prese per i fondelli, massacrate umanamente e professionalmente. E anche nel portafoglio. Ma per loro non ci sono collette, sottoscrizioni, mancette annuali di migliaia di euro. I quattro onesti sono Rita Bottiglieri, Michele Didoni, Pierluigi Fiorella, Beppe Fischetto. La vicenda di cui sono costretti a parlare è sempre quella, stucchevole, stantia, stomachevole. Ma quelli che aderiscono al «cerchio poco magico» si ostinano a tenerla viva, e vien da chiedersi: per amore della verità? o per qualche altro recondito motivo? o solo per divertimento (leggi: notorietà) televisivo, giornalistico, sportivo? Molti sperano, e noi fra quelli, che gli ultimi soggetti giudiziari cui è stata chiesta la ennesima «ultima parola» la dicano, la dicano ma una volta per sempre. Che emettano un giudizio tombale, come quelli del nostro Fisco che, manovrato dai politici, è espertissimo in questo. E poi, per favore, facciamola finita. Il giudizio darà ragione a una parte o all'altra, ma che sia davvero la fine di questa farsa e di questa angustia per le persone oneste.
E anche su questo argomento, onore ai redattori di «Trekkenfild» che hanno dato voce alle vittime dell' afonia. Ci viene in mente il titolo di quella straordinaria pellicola di anni fa, tratta da un forte romanzo di Thomas Harris, «Il silenzio degli innocenti», cinque premi Oscar, con quella mitica interpretazione di Anthony Hopkins (altro Oscar come miglior attore pochi giorni fa). «Il silenzio degli innocenti» fu la traduzione italiana del titolo, quello vero era «The Silence of the Lambs», il silenzio delle pecore, degli agnelli. Quelli destinati ad essere sacrificati.