Vi va di continuare a leggere Alberto Zanetti Lorenzetti? Noi diremmo che ne vale la pena, dal momento che tutto quello che scrive rispetta alcune regole fondamentali: a) sa usare la lingua italiana (e con i tempi che corrono non è pregio da poco...); b) le carriere dei personaggi che via via ci racconta sono sostenute da ricerche «vere» non da scopiazzature mordi e fuggi; c) quindi la ricostruzione storica è...una ricostruzione storica, e non il copia-incolla di qualche sito, errori inclusi; d) l'autore ha consultato riviste e giornali d'epoca con certosina attenzione; e) in aggiunta ai risultati, affascinante è la ricchezza del materiale iconografico che Alberto riesce a reperire e che noi mettiamo a corredo dei suoi articoli. E, da ultimo, rispetta appieno la ragione di esistere di questa nostra associazione: ricercare, studiare, approfondire, mettere a disposizione dei non molti sopravvissuti, fatti e figure dell'atletica italiana. Ripetiamo: atletica italiana. Con il che rispondiamo a quanti ci chiedono di occuparci di Owens, Abebe Bikila o Usain Bolt, non hanno capito che non rientrano nel nostro DNA. Come ci ha insegnato Marco Martini, la ricerca può interessare atleti di altri Paesi se ci sono solidi agganci con situazioni italiane. Marco ci raccontò, per esempio, della tournée di Rafer Johnson in Italia nel 1958, quando fu a Brescia, Parma, Roma, e due anni dopo vinse il titolo olimpico di decathlon, in quella che è stata per molti la più avvincente gara di questa straordinaria disciplina (che qualcuno ha cercato, e cerca, di distruggere con astruse proposte di cambiamenti, tanto per fare gli originaloni...). È la scelta che ci ha sempre accompagnato anche nel pubblicare materiali di amici stranieri (in particolare i francesi): cerchiamo sempre di reperire connessioni con l'atletica italiana. Così è (se vi pare).
La parola ad Alberto Zanetti Lorenzetti. Ne ha facoltà.